Amo la tecnologia, da sempre. Pur essendo nata negli anni ’70, sono cresciuta, tra un salto della corda e un palla avvelenata, anche a videogiochi rubati al fratello maggiore e giornate con il Commodore 64.
E sono sempre al passo con i tempi. Scarico le nuove APP, navigo in rete in lungo e largo, scatto foto, posto. Del resto, ho fatto della tecnologia il mio mestiere.
Il giorno del primo saggio di danza di Elena ho dimenticato qualsiasi oggetto tecnologico a casa. Sarà stato un caso? Io non credo.
Ci sono momenti in cui il cuore ha bisogno di altro, e ti impone di spegnere il cellulare e goderti la vita, così come è, semplicemente guardandola con i tuoi occhi.
Non tutte le emozioni possono essere fotografate: il viso intimidito di mia figlia, il sentirsi orgogliosa, il cercarmi tra il pubblico… niente di tutto questo può essere veramente catturato da un obiettivo, e se avessi avuto con me la macchina fotografica o il cellulare, avrei potuto perdere le mille sfumature sul suo volto, quelle stesse sfumature che oggi, dopo quasi 2 anni, sono ancora impresse nella mia mente, come il quadro più bello di una mostra che desideravi vedere da tempo.
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