Quando si inizia a pensare concretamente ad una gravidanza, è comune leggere le statistiche e preoccuparsi un pò: Solo un terzo delle coppie arriva al concepimento nel primo mese di tentativi, e, se hai meno di 35 anni e sei in buono stato di salute, è normale che possa volerci fino a un anno. Considerando che l’età del primo figlio è notevolmente aumentata negli ultimi anni, è ancora più comune che i famosi 35 siano già superati.
Mi è capitato di ascoltare racconti di amici in difficoltà e mi è stato spesso raccontato di quanto la Legge 40 penalizzasse le coppie con problemi nel concepimento, per tanti aspetti. Molte coppie italiane, in passato, sono dovute andare all’estero per ricorrere alla fecondazione eterologa, con un enorme dispendio di energie (e soldi). Dal 9 Aprile 2014 la fecondazione eterologa è finalmente permessa anche in Italia.
In cosa consiste realmente questa tecnica?
La fecondazione eterologa è una forma di procreazione medicalmente assistita. Si ricorre a questa tecnica quando uno dei due genitori è sterile e si decide di usare un gamete, un ovulo o uno spermatozoo di una persona esterna alla coppia (il donatore).
Attualmente, in termini di legge, solo le coppie eterosessuali, sposate o conviventi potranno rivolgersi agli appositi centri per richiedere una donazione, donazione che sarà totalmente gratuita, anonima e che non stabilirà alcun legame giuridico fra i beneficiari e il donatore, il quale non potrà avanzare diritti sul figlio.
Le tecniche utilizzate sono tre, a seconda dei singoli casi.
La tecnica “di primo livello” prevede l’inserimento nella cavità uterina del liquido seminale.
Le tecniche di secondo livello sono più complesse e invasive, tra cui la Fivet (Fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrioni), in cui tre ovociti prelevati vengono posti su una piastra con del liquido seminali e, se fecondati, trasferiti nell’utero; e l’Icsi (Intracytoplasmatic sperm injection), utilizzata nei casi in cui l’infertilità maschile è più grave, consiste nell’inserire un singolo spermatozoo direttamente nell’ovocita.
La tecnica di “terzo livello” è oramai quasi inutilizzata perché molto invasiva, richiede l’anestesia totale della donna e prevede la fecondazione in vivo.
I donatori maschi devono avere una età compresa tra i 18 e i 45 anni e le femmine tra i 18 e i 35. Alcune caratteristiche fisiche del donatore (colore dei capelli, colore della pelle) devono essere compatibili con quelle dei familiari, per tutelare l’equilibrio psico-emotivo del bambino. Il limite massimo di nati per ciascun donatore è fissato a 10. Una coppia che abbia già avuto figli tramite eterologa potrà chiedere nuovamente lo stesso donatore. Il donatore resterà anonimo, il bambino potrà chiedere di conoscerne l’identità una volta compiuti i 25 anni d’età.
Per tutte le altre informazioni necessarie, per trovare il centro più vicino, valutare i rischi, i costi e gli aspetti psicologici è possibile consultare il portale: eterologa.
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