Durante il periodo della gestazione è buona norma per la gestante sottoporsi ad una serie di esami e visite per verificare il regolare sviluppo del feto e per controllare progressivamente il proprio stato di salute.

La maggior parte delle gravidanze ha un decorso normale ma è indispensabile sottoporsi  a tutti i controlli necessari per riuscire ad individuare eventuali problemi e intervenire prima che possano causare danni rilevanti.

I primi esami si eseguono in ospedale e solitamente consistono in prelievi  di campioni di sangue atti a riscontrare eventuali problemi pregressi della madre.

Alcuni esami quindi saranno di routine mentre alcuni saranno specifici e dipendono direttamente dalla condizione clinica e ginecologica di ogni singola gestante.

 

Dopo ciascun esame, verranno forniti gli esiti che sarà buona cura della madre conservare ben ordinati in una cartella da presentare al ginecologo durante tutti i successivi controlli in modo da tenere un’accurata documentazione che testimonierà le varie fasi della gravidanza.

IL GRUPPO SANGUIGNO

E’ di primaria importanza stabilire il gruppo sanguigno fin dalle prime settimane di gravidanza.

Il periodo della gravidanza, infatti, è particolarmente pericoloso a causa del rischio legato alla possibilità di forti emorragie che, in casi estremi, potrebbero richiedere anche l’utilizzo di trasfusioni di sangue.

Il fattore Rh è particolarmente importante in gravidanza dal momento che madre Rh negative che portano in grembo feti con Rh positivo possono sviluppare anticorpi nocivi nei confronti del sangue del nascituro.

In caso di presenza di tali anticorpi la madre verrà sottoposta ad esami del sangue più frequenti (in genere ogni quattro settimane) ed il bambino  verrà controllato attentamente per scongiurare segni di anemia o insufficienza cardiaca.

In alcuni casi vengono somministrate alla madre due iniezioni di immunoglobuline anti D per impedire lo sviluppo di anticorpi materni distruttivi.

A tutte le donne Rh negative che partoriscono un bambino Rh positivo viene somministrata un’iniezione anti D a 72 ore dal parto ripetibile nelle successive ore qualora la concentrazione di cellule fetali nel sangue risulti troppo elevata.

LIVELLO DI EMOGLOBINA ED EMOCROMO

Il livello di emoglobina nel sangue misura i livelli di pigmento ferroso responsabile del trasporto di ossigeno nei globuli rossi.

Se questo livello risulta basso significa che la gestante è anemica e le verrà consigliato di consumare alimenti ricchi in ferro oppure, qualora questo non fosse sufficiente per riportare i valori alla normalità,  le verranno prescritti appositi integratori.

L’anemia può causare eccessiva stanchezza e può essere un fattore a rischio in caso di emorragia al momento del parto.

L’esame emocromocitometrico completo misura il numero di globuli rossi, di globuli bianche e piastrine.

L’anemia a volte può anche essere causata da altri fattori , il più diffuso dei quali è la carenza di vitamine.

IMMUNITA’ ALLA ROSOLIA

Il Rubeotest è il test effettuato per la ricerca degli anticorpi antirosolia.

Viene prescritto a tutte le donne in stato di gravidanza per verificare l’immunità a questa malattia.

Questa malattia contratta in gravidanza può provocare complicazioni gravi per il feto il quale è soggetto a sviluppare la sindrome da rosolia congenita.

Se la rosolia viene diagnosticata alla madre prima della dodicesima settimana di gravidanza il bambino possiede un rischio dell’80% di sviluppare anomalie congenite quali cataratta, sordità difetti cardiaci e successive difficoltà di apprendimento.

La rosolia contratta dalla madre dopo la 17 settimana può causare soltanto la sordità del feto mentre la malattia contratta oltre tale termine non arreca nessun danno al feto.

I nati con rosolia congenita hanno un peso ridotto alla nascita, eruzioni cutanee, ingrossamento epatico, splenomegalia con ittero e possono essere contagiosi per mesi.

Le madri che, dalle analisi effettuate, risultano non essere immuni alla malattia, devono essere sottoposte a vaccinazione subito dopo il parto ed evitare una nuova gravidanza nei mesi immediatamente successivi al parto.

TOXOTEST

La maggior parte della popolazione è immune alla toxoplasmosi grazie a un’infezione precedente con sintomi similinfluenzali a volte talmente lievi da passare inosservati.

Contrarre questa malattia in gravidanza può causare gravi problemi al feto.

Nei primi tre mesi di gravidanza il rischio che il bambino si infetti è molto basso ma i danni sono gravi ed includono aborto spontaneo precoce o tardivo e  feto con problemi neurologici gravi come idrocefalo, calcificazione cerebrale e danni agli occhi.

Con l’approssimarsi del parto il bambino corre un rischio maggiore di infezione ma si riduce la possibilità di severi danni neurologici.

Se una gestante contrae  la malattia verrà sottoposta ad un trattamento antibiotico per ridurre il rischio di contagiare il bambino ed eventualmente ad una cordocentesi  per determinare un suo possibile contagio.

CITOMEGALOVIRUS

E’ un erpesvirus ed è talmente comune nei bambini piccoli che il 60% delle donne è immune in età fertile.

Questa infezione causa un malessere simile all’influenza con mal di gola, febbre, dolori articolari e spossatezza.

Se una gestante contrae la malattia ha il 40 % di possibilità di trasmetterla al feto.

I bambini nati con citomegalovirus congenito possono avere come conseguenze ritardo mentale e problemi di udito, vista e sviluppo.

Non esiste una terapia in grado di arrestare o invertire gli effetti di questa malattia.

VARICELLA

Il contatto con la varicella durante la gravidanza è comune ma soltanto una donna su 300 contrae l’infezione.

Se la donna, effettuate le analisi, non risulta immune, può sottoporsi alla somministrazione di immunoglobuline antivirus varicella-zoster  entro dieci giorni da un sospetto contagio.

Se la donna contrae il virus entro l’8 settimana di gravidanza difficilmente incorrerà in un aborto spontaneo ma se in contagio avviene successivamente (entro la 20 settimana)vi è la possibilità che il bambino sviluppi la sindrome da varicella congenita che comporta anomalie a carico degli arti, degli occhi, della pelle, dell’intestino della vescica, del cervello e anomalie della crescita.

Oltre la 20 settimana, entro 24 ore dall’eventuale sviluppo dei sintomi sarà somministrato alla gestante il farmaco antivirale aciclovir.

Tra la 20 e la 36 settimana il bambino non sarà contagiato direttamente ma il virus potrebbe comunque essere presente nel suo corpo e nei primi anni di vita potrebbe manifestarsi sotto forma di Fuoco di Sant’Antonio (erpes zoster).

Se la donna contrae il virus dopo la 36 settimana è possibile che il bambino risulti infettato; questa infezione può essere grave se manifestata dal bambino nei periodo che va dai 5 giorni dal parto alle tre settimane successive perché il sistema immunitario del bambino è troppo debole per gestire il virus.

In tal caso al bambino vengono somministrate immunoglobuline antivirus varicella-zoster che riducono la gravità dell’attacco e il farmaco aciclovir entro le 24 ore dalla comparsa dell’eruzione per ridurre i sintomi della malattia.

PARVOVIRUS

I sintomi di questa malattia sono simili a quelli della rosolia e nelle persone adulte possono essere talmente lievi da non essere neanche avvertiti.

Nei bambini causa la classica eruzione cutanea chiamata “sindrome da schiaffo sulla guancia”.

Il parvovirus non causa anomalie congenite e non ha conseguenze sul feto ma può causare un aborto spontaneo tardivo e morte intrauterina generalmente associata con anemia fetale.

LISTERIOSI

La malattia si trasmette attraverso gli alimenti e durante la gravidanza è difficile contrarla ma presenta gravi conseguenze per il bambino che vanno dall’aborto spontaneo tardivo alla morte intrauterina.

Generalmente la madre contagiata accusa uno stato simile a quello influenzale e la penicillina è l’unico rimedio atto a contrastarne i sintomi , tuttavia, il modo migliore per scongiurare i rischi per il feto è quello di osservare scrupolose misure in modo da prevenire qualsiasi esposizione all’infezione.