Essere bilingue, oggi, è davvero un requisito essenziale: ma come viene vissuta questa novità nel nostro Paese?
La globalizzazione ha portato con sé una serie di conseguenze e di novità, a cui gran parte del mondo si è dovuta adeguare. Fra queste novità, certamente, ha una particolare rilevanza una nuova esigenza che si è pian piano fatta largo, specialmente negli ultimi anni: il bilinguismo. La globalizzazione, d’altronde, ha reso il nostro Paese multiculturale, rendendo necessaria la conoscenza delle lingue straniere, oltre alla propria lingua madre, per poter comunicare o intrattenere rapporti sociali. Ma, mentre gran parte del mondo si è adeguata a questa nuova esigenza, in Italia come viene vissuto il fenomeno del bilinguismo? È un Paese pronto ad indirizzare i giovani verso questo tipo di scelta? Per poter rispondere a domande del genere, occorre innanzitutto analizzare i benefici nel crescere un bambino bilingue.
BILINGUISMO IN ETÀ INFANTILE: PERCHÉ È IMPORTANTE QUESTO TIPO DI SCELTA
Rispetto al resto del mondo, l’Italia è ancora un Paese prevalentemente monolingue. Negli ultimi anni, però, sono stati compiuti passi avanti in questo senso e si è fatta largo sempre più l’esigenza di conoscere e studiare le lingue straniere. Al giorno d’oggi, infatti, per riuscire ad assicurarsi maggiori sbocchi lavorativi, per viaggiare alla scoperta del mondo o più semplicemente per intrattenere rapporti sociali, conoscere solamente la propria lingua madre non è più sufficiente. Nel nostro Paese, però, il tema del bilinguismo in età infantile è ancora circondato da pregiudizi e disinformazione, attorno a cui ruota il timore che questo fenomeno possa in qualche modo ritardare lo sviluppo cognitivo del bambino.

Il bilinguismo, invece, apporta numerosi benefici, specialmente se stimolato in età infantile:
- garantisce una consapevolezza precoce di suoni, parole e frasi
- comporta maggiori capacità di apprendimento di altre lingue straniere
- maggiore flessibilità mentale:
- attenzione selettiva
- passaggio da un compito all’altro
- capacità di valutare il proprio comportamento
- le due lingue dei bilingui sono sempre attive simultaneamente.
Per consentire ad un bambino di diventare bilingue, inoltre, è importante che si approcci alla lingua straniera fin dai primi anni di vita: in questo modo avrà maggiori chances di assorbire perfettamente la lingua e farla propria esattamente come la lingua madre.
COME RENDERE UN BAMBINO BILINGUE? BISOGNA PARTIRE DALLA SCUOLA!
Come si può rendere bilingue un bambino, dunque? Spesso si è portati a pensare che il bilinguismo riguardi soltanto situazioni in cui il bambino abbia genitori di diverse nazionalità oppure faccia parte di famiglie immigrate o emigrate in altri Paesi. In realtà, però, non sono questi gli unici casi.
Anche in Italia, sebbene in ritardo rispetto ai Paesi europei, sono nate negli ultimi anni alcune realtà scolastiche in cui bambini italiani possono apprendere perfettamente fin da piccoli una seconda lingua. Una scuola bilingue, come la St. Philip School a Roma, ha l’obiettivo di consentire ai bambini, fin dalla scuola dell’infanzia, di leggere, scrivere e parlare fluidamente non soltanto nella lingua madre, ma anche in un’altra lingua, attraverso un processo del tutto naturale e spontaneo. Una scuola bilingue, infatti, segue di base il programma ministeriale italiano, ma promuove lo studio delle materie principali in entrambe le lingue, al fine di stimolarne, appunto, un apprendimento del tutto spontaneo.

La scuola bilingue apporta ai bambini numerosi vantaggi: oltre al fatto di permettere loro di riuscire a comunicare in due diverse lingue, accresce anche lo sviluppo cognitivo, avvicinandoli ad usi e costumi diversi. L’approccio al bilinguismo, condotto in modo graduale e coinvolgente, rappresenta per i bambini un valore aggiunto.