Il numero dei parti gemellari ha subito un forte aumento negli ultimi vent’anni a causa della fecondazione assistita e delle terapie volte a contrastare l’infertilità.
Sono molte le donne oggi che partoriscono i loro figli in età ormai adulta ed è noto che all’aumentare dell’età materna corrisponde una maggiore incidenza delle gravidanze gemellari e addirittura trigemine.
Le gravidanze in questione presentano un maggiore rischio di complicanze che vanno dal parto prematuro al ritardo della crescita intrauterina, all’anemia, alla pre-eclampsia, alla placenta previa,…
Nei parti plurimi risulta essere, inoltre, più elevata l’incidenza della paralisi celebrale.
Considerando tali difficoltà il monitoraggio di queste gravidanze deve essere molto più scrupoloso delle gravidanze normali e comporta spesso un parto programmato in una struttura che disponga di un buon reparto di terapia intensiva neonatale.
E’ molto probabile, infatti, che anche in presenza di una gravidanza priva di complicanze circa il 50 % dei gemelli nasce prematuro intorno alla 37 settimana.
I neonati tendono ad essere più piccoli rispetto ai neonati singoli e spesso hanno la necessità di ricevere assistenza nella respirazione e nell’alimentazione.
Nel caso in cui il parto avvenga per via vaginale, la preoccupazione maggiore riguarda la nascita del secondo gemello; spesso capita, infatti, che per il secondo gemello si renda necessario un parto cesareo.
Il parto cesareo in questi casi è programmato per i seguenti motivi: il primo gemello non si presenta in posizione cefalica, presenza di placenta previa, ritardo della crescita intrauterina, presenza della sindrome di trasfusione feto-fetale (la placenta alimenta un feto più dell’altro), i nascituri sono uniti o gemelli siamesi.
In caso di parto gemellare vaginale, nelle prime fasi del travaglio verranno monitorati entrambi i nascituri per verificarne le posizioni e le dimensioni e sarà considerato possibile soltanto a condizione che il primo bambino si presenti in posizione cefalica.
Questo tipo di parto richiede solitamente la presenza in sala parto di uno staff più consistente di personale medico: solitamente sono presenti uno o più ginecologi, un anestesista, due ostetriche e un pediatra.
Molto probabilmente verrà consigliata un’anestesia epidurale per consentire ai medici di poter praticare un taglio cesareo d’urgenza qualora se ne presentasse la necessità in qualsiasi momento.
Questa anestesia è molto importante nel secondo stadio del travaglio quando si può rendere necessario effettuare alcune manovre esterne ed interne per far girare il secondo gemello in posizione cefalica o per estrarlo qualora si trovasse in posizione podalica.
Generalmente il primo stadio del travaglio in un parto gemellare è più breve rispetto a quello di un parto singolo mentre il secondo stadio, prima della nascita del primo gemello, è pressochè uguale.
Subito dopo la nascita del primo gemello, viene eseguito il clampaggio del cordone ombelicale necessario per evitare di sottrarre sangue placentare al secondo gemello.
A questo punto verrà verificata la posizione del secondo gemello o palpando l’addome o attraverso un’ecografia.
Se il bambino si presenta in posizione podalica di solito è consigliabile estrarlo senza ricorrere a manovre che, con l’intento di girarlo in posizione cefalica, potrebbero provocare complicanze tali da costringere ad un parto cesareo d’urgenza.
Solitamente se il secondo parto non avviene nei trenta minuti successivi al primo, è molto probabile che si debba ricorrere al parto cesareo.
Dopo il primo parto, infatti, le contrazioni diminuiscono e quasi tutti i ginecologi effettuano un’iniezione di Syntocinon per facilitare l’espulsione del secondo gemello.
Il terzo stadio del travaglio di un parto gemellare è molto delicato perché la maggiore distensione dell’utero aumenta il rischio di emorragie post-parto.
Subito dopo la nascita del secondo gemello i medici aumenteranno la dose di ossitocina ed effettueranno alla madre un’iniezione intramuscolare di sintometrina.
Appena venuti al mondo i due gemelli vengono sottoposti ad un attento monitoraggio e, se si profilano delle complicanze, viene disposto il loro ricovero nel reparto di terapia intensiva neonatale dove dovranno rimanere fino al momento in cui avranno raggiunto una totale autonomia nella respirazione e nell’alimentazione (suzione).
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