E’ uno sguardo che non dimenticherò mai.
Come quale? Quello di una donna che guarda il suo uomo e gli dice: “Aspettiamo un bambino”.
Ecco, ferme un attimo…ora fate con me un piccolo gioco.
Immaginate la donna.A lei brillano gli occhi e le si stampa sul viso un sorriso a metà strada tra il “sta succedendo a me” e il “ora svengo”.
Ora immaginate l’uomo. Un casino! In faccia gli si stampa quell’espressione che non ha alcuna corrispondenza emotiva: felicità? Ansia? Disperazione? Gioia?
Mah…chi può dirlo?
E poi c’è una cosa che caratterizza noi futuri padri al momento del lieto annuncio: il silenzio. Non parliamo. Non ci esce una sillaba, una parola, un dittongo, un verso. Figuriamoci un periodo di senso compiuto!
Niente, stiamo lì zitti, ridacchiamo come degli ebeti e nel frattempo dentro di noi si scatena un inferno di emozioni. A volte piangiamo, così per aggiungere un po’ di pathos.
Ora, non mi fraintendete. Non voglio dire che sia negativo tutto questo. Anzi! Credo sia uno dei momenti più belli nella vita di un uomo, ma sicuramente abbiamo un nostro modo molto particolare per esprimere le emozioni.
E tutto questo va avanti anche una volta nato il pupo o la pupa.
Ho una convinzione, che sono certo non condividerete: non è che noi uomini siamo pasticcioni, imprecisi, sbadati o inetti. Siamo semplicemente creativi nella gestione dei figli! E, credetemi, a volte non è poi così male: vi bilanciamo.
Cerchiamo di sdrammatizzare certe vostre ansie, paure, difficoltà. Non che noi non le abbiamo, ma…
L’altro giorno mi sono sentito dire: “Che bravo papà, che asciuga i capelli alle sue bambine!”.
“In effetti, signora, riuscire a capire il funzionamento del phon non è stato facile, ma ce l’ho fatta anche io che sono un papà”.
E’ così. Ed è bello che sia così.
Siete d’accordo?