Quando una famiglia sceglie di conservare le cellule staminali cordone ombelicale all’interno di unabiobanca all’estero, può capitare insorgano dei dubbi sul rientro del campione in Italia. Dubbi che a volte vengono instillati da errate o insufficienti informazioni a riguardo. È bene, quindi, ricordare che reintrodurre il campione ai fini di un trattamento terapeutico è legale e consentito sia dalla legge italiana
All’interno dell’Unione europea, le disposizioni di legge 1 che disciplinano il prelievo, la conservazione e lav circolazione dei campioni di sangue dei cordoni ombelicali, decretano che i prelievi si svolgano pressostrutture accreditate da autorità competenti e che vengano eseguiti da figure qualificate nel pieno rispetto della procedura e delle norme. Una volta effettuato il prelievo, il campione di sangue va consegnato all’istituto di
tessuto che, a sua volta, lo invierà al centro di assistenza sanitaria che si è occupato. Per quanto riguarda la nostra normativa 2 , inoltre, è stabilita dalla legge la possibilità di portare all’estero i campioni di sangue del cordone ombelicale, al fine di conservarli in apposite biobanche con il benestare della Regione di competenza e pagando i costi della documentazione specifica. Di conseguenza, non ci sarebbe alcun motivo valido per non poter reintrodurre
in Italia, legalmente e pagando la tariffa preposta, campioni esportati all’estero dietro specifiche approvazioni delle Direzioni Sanitarie competenti.
In merito all’argomento è intervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità, mediante il Centro Nazionale Trapianti, affermando che le preoccupazioni sul rimpatrio dei campioni di sangue sono del tutto immotivate. Purché i campioni conservati all’estero soddisfino i requisiti necessari, il Centro Trapianti ha dichiarato di non escluderne l’eventuale utilizzo in caso di esigenze mediche.