Mi sono sempre chiesta cosa avrei fatto se non fossi riuscita a diventare mamma in modo biologico. Quando si parla di adozione si parla di una scelta coraggiosa, a volte difficile per motivi burocratici. Ma cosa succede nel cuore di una mamma?
Lo abbiamo chiesto a Sveva, blogger de I colori delle mamme
Ciao, puoi presentarti ai nostri lettori?
Sono Sveva e ho 32 anni, sono sposata con Filippo da 7 anni e sono mamma di Tommaso che ha tre anni. Lavoro nel mondo della comunicazione e insieme ad alcune altre mamme stiamo aprendo un’associazione di promozione sociale. Mi piace molto scrivere ed ho anche un blog I colori delle mamme dove racconto la nostra esperienza di adozione. Sono una persona solare e socievole, estremamente disordinata e sufficientemente permalosa.
Cosa vi ha spinto ad adottare un bimbo?
Abbiamo deciso di adottare un bambino dopo qualche anno che eravamo sposati dopo una diagnosi di infertilità. Sin da quando eravamo ancora fidanzati sognavamo una famiglia numerosa e così abbiamo cercato da subito un bambino. Quando abbiamo scoperto la nostra infertilità, dopo un periodo di crisi e di tristezza profonda, abbiamo deciso di aprirci all’adozione. Abbiamo sentito una chiamata forte ad aprirci all’accoglienza, ci sentivamo che l’adozione era la nostra strada per diventare genitori e per dare una famiglia ad un minore in difficoltà. Non siamo ricorsi invece all’inseminazione artificiale su cui invece abbiamo sempre avuto molti dubbi e perplessità e che ci sentivamo non essere il nostro percorso.
Quanti mesi aveva il vostro piccolo?
Tommaso aveva 7 mesi quando siamo diventati una famiglia.
Di che nazionalità è?
Tommaso è di nazionalità italiana, è arrivato in adozione nazionale.
Cosa bisogna aspettarsi, dal punto di vista pratico e burocratico, se si decide di adottare?
Secondo me dal punto di vista pratico l’adozione è un percorso che inizia molto prima della presentazione in Tribunale della propria disponibilità ad adottare. E’ un desiderio che inizia a farsi strada poco a poco all’interno della coppia, ci si confronta, si parla, si ricercano informazioni e ci si chiede se si è pronti per un percorso adottivo dai tempi e dalle modalità incerte. Ci si deve chiedere se si è davvero pronti a diventare genitori di un figlio nato da un’altra donna e che porta con sé una sua storia di cui spesso si conoscono solo pochi dettagli e che ha vissuto uno stato di abbandono, di violenza, abuso o trascuratezza. Dal punto di vista burocratico è un percorso che inizia con una dichiarazione di disponibilità all’adozione e che prosegue con un’indagine psico- sociale della coppia a cura dell’Equipe adozioni territoriale che produrrà una relazione che sarà inviata al Tribunale. C’è poi un ultimo colloquio con il Giudice. Nel caso dell’adozione nazionale non viene rilasciato alcun decreto mentre per l’adozione internazionale se si è valutati idonei viene emesso un decreto di idoneità e a questo punto va conferito il mandato ad un ente autorizzato. E poi inizia l’attesa che può durare pochi mesi o lunghi anni.
Quale è il percorso migliore?
Non esiste un percorso migliore a mio parere, ogni adozione è la storia di due genitori e di uno o più figli che si incontrano e da quel momento inizia la storia della loro famiglia. Ogni adozione è unica come lo è d’altro canto ogni nascita. Ci sono figli venuti da lontano e che arrivano con adozione internazionale, altri arrivati in adozione nazionale.
E cosa bisogna aspettarsi dal punto di vista emotivo?
Dal punto di vista emotivo l’adozione è un uragano di emozioni: dall’entusiasmo iniziale, alla paura di non essere giudicati idonei, alla solitudine dell’attesa immaginando quel figlio fino al momento dell’abbinamento e alla conoscenza del bambino. Io non so che cosa si provi in una gravidanza biologica ma so per certo che l’adozione regala un’emozione unica quando per la prima volta incontri gli occhi di tuo figlio, un misto tra la gioia e l’incredulità. Sono passati quasi tre anni da quando Tommaso è con noi ma non c’è giorno in cui io non mi senta sorpresa per la perfezione con cui le nostre vite si sono incastrate. Ecco ancora oggi l’emozione che mi accompagna è lo stupore per questa meravigliosa storia. Non posso però dimenticare che per molte coppie l’adozione è anche frustrazione, dolore, rabbia e attesa vana. Penso a tutte le coppie che attendono da anni di abbracciare i loro figli, a quelli che hanno accolto minori con storie di abuso e violenza così dolorose da travolgere tutto.
Come cambia la famiglia quando arriva un bimbo adottato? Quali difficoltà si incontrano?
Nel nostro caso è cambiato tutto velocemente, in quindici giorni siamo passati da coppia pronta a partire per le vacanze estive ad una famiglia con un bambino di 7 mesi. Nell’adozione nazionale i tempi che intercorrono dalla proposta di abbinamento all’effettivo arrivo del bambino a casa sono davvero brevissimi. Banalmente bisogna organizzarsi dal punto di vista pratico, riorganizzare gli spazi di casa e soprattutto fare spazio nel proprio cuore e nella coppia al bambino. Per quanto ci si sia preparati durante l’attesa non si è mai pronti abbastanza rispetto alla situazione reale. Magari ci si immagina l’abbinamento con un bambino in età scolare ed invece arriva un neonato o viceversa. E’ una vera rivoluzione per la coppia, soprattutto se la chiamata arriva come nel nostro caso in tempi rapidi. Per fortuna siamo riusciti a stare a casa circa un mese tutti e tre tranquilli per costruirci il nostro “nido” e fare famiglia, dopo mio marito è tornato a lavoro.
Siete supportati dal punto di vista psicologico?
Al momento non abbiamo un vero e proprio supporto psicologico perché l’anno di affido preadottivo, anno in cui l’equipe adozioni vigila sull’andamento dell’abbinamento, è terminato. L’assistente sociale e la psicologa della nostra equipe sono molto disponibili e continuiamo a mantenere dei rapporti con loro alle quali ci rivolgiamo in snodi importanti come ad esempio nell’ultimo periodo in cui ci siamo confrontati con loro sul tema della narrazione della sua storia a Tommaso.
Che consigli daresti ad una coppia che decide di intraprendere questo percorso?
A tutti coloro che intendono intraprendere questo percorso consiglio di arrivare all’adozione solo dopo aver attentamente riflettuto sulle proprie convinzioni e su quelle della coppia. Se le motivazioni infatti sono condivise e valide aiuteranno ad affrontare il lungo percorso fatto anche di momenti in cui viene voglia di mollare tutto. E se nel vostro cuore c’è questo desiderio forte di accogliere un bambino in adozione non abbiate paura di intraprendere questo percorso. È molto utile poi frequentare altre coppie in attesa di adozione e genitori adottivi perché il sostegno e il confronto sono fondamentali per compiere questo viaggio.
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