Attacchi d’asma, raffreddore, occhi rossi e brucianti, mal di testa. In primavera il risveglio della natura coincide col risveglio di un’allergia che può prolungarsi fino al termine dell’estate. Sul bando degli imputati soprattutto i pollini, che nel periodo della fioritura iniziano a disperdersi nell’aria e vengono respirati. Molti non se ne accorgono nemmeno, mentre altri iniziano ad avvertire sintomi, fastidiosi quando addirittura insopportabili, segnale esterno di uno stato infiammatorio che coinvolge soprattutto l’apparato respiratorio.
Ecco allora lo spray al cortisone o l’assunzione quotidiana di antistaminici. Nei pollini, ma anche negli alimenti, sono presenti delle particelle chiamate antigeni che quando entrano nel corpo possono scatenare una reazione particolare da parte del sistema immunitario, il quale comincia a produrre anticorpi IgE tipici dell’allergia. Sul momento potrebbe non accadere nulla, ma il corpo ha memoria: ecco che l’anno seguente, rientrando in contatto con le medesime sostanze che hanno scatenato la prima reazione immunitaria, le IgE si comportano come scintille poste accanto a delle vere polveriere, vale a dire le cellule del sistema immunitario piene d’istamina.
I sintomi allergici non tardano a farsi sentire ma in molti casi, quando coesiste un’intolleranza alimentare, il livello d’infiammazione può essere subito ridotto da una accurata dieta a rotazione, studiata secondo i bisogni individuali. Così facendo, nel giro di 2-3 anni è possibile far diminuire in modo consistente la sintomatologia allergica primaverile. Una scrupolosa attenzione all’alimentazione può di per sé non solo alleviare i sintomi ma svolgere anche una funzione terapeutica:
Purtroppo, esistono sostanze che sono in grado d’indurre una reazione allergica, in particolare a livello nasale. I cibi ricchi di istamina, serotonina o tiramina (come banane, vino, birra, tonno fresco e in scatola, gamberetti, crostacei, formaggi, pomodori e cioccolato) dovrebbero sparire 3 giorni su 4 se la persona è ipersensibile. Un’altra categoria d’alimenti a cui guardare con attenzione è quella contenente il colorante E102, la tartrazina. In pratica è presente nei dolci industriali, cracker, sciroppi, marmellate, caramelle e chewing-gum, aperitivi colorati, sottolio e sottaceti. Infine sono da segnalare i cibi ricchi di acido acetilsalicilico: pomodori, pepe, mele, uva, vino, albicocche, pesche, ciliegie, prugne e arance. Alcuni alimenti possono rivelarsi dei veri e propri soccorritori del nostro sistema immunitario. Nei periodi di allergia un alto consumo di frutta e verdura non farà che apportare all’organismo delle vitamine e quei minerali di cui ha particolare bisogno. Esistono anche cibi a elevato potere antiallergico, in grado di ridurre i sintomi diminuendo lo stato di infiammazione generale. Al primo posto il cavolo-verza, poi lattuga, prezzemolo, rafano, ravanello nero e rosso: tutte verdure che contengono, tra le altre cose, molta vitamina C. Gli oli ad alto contenuto di acido linolenico possono rivelarsi utili: non quello di oliva, in questo caso controindicato agli allergici a questa pianta, quanto l’olio di soia, mais e girasole. I semi si trovano in commercio, oggi, e possono essere sgranocchiati come rompi digiuno. L’olio di ribes nero è da considerarsi un integratore specifico: come il pesce contiene acidi omega 6 e omega 3, in grado di ridurre lo stato antinfiammatorio.
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