Se ci sono difficoltà nel riuscire a diventare mamma, l’elemento da considerare per ottimizzare l’equilibrio ormonale è quello di stimolare il sistema immunitario. Oggi è normale sentire le persone lamentarsi di un’infiammazione corporea presente. Spesso fanno riferimento al gonfiore addominale, al loro malessere intestinale, al loro meteorismo, alla presenza di afte nel cavo orale o al mal di testa come a una condizione percettiva di un’infiammazione non compresa nella sua identità reale. Questo è in realtà quello che avviene. Di fatto il rapporto con l’infiammazione da cibo determina infiammazione silente a bassa intensità che si diffonde in tutto l’organismo.

Ecco perché sempre più spesso si manifestano una serie di sintomi infiammatori come ad esempio colite, dermatite, malattie infettive, prurito, dolori articolari, malattie infiammatorie intestinali, sinusite, tiroiditi, difficoltà nel concepimento, diabete, obesità, artrite reumatoide e altre patologie immunitarie. Abbiamo una somma di elementi che giustificano l’intervento di riduzione dell’infiammazione dell’organismo attraverso il cibo, per aiutare non solo il trattamento di disturbi di poco conto ma anche per fare un lavoro importante e profondo di prevenzione e di cura su patologie che possono essere anche importanti e gravi.

fertilità e alimentazione

Spesso l’infertilità apparentemente inspiegabile è preceduta da alcuni sintomi meno gravi che sono stati come dei segnali lanciati nel vuoto dall’organismo. A volte è importante intercettare questi segnali infiammatori che diventano dei veri strumenti di prevenzione. Un sistema immunitario infiammato e deficitario può influire sulla fertilità in due modi specifici:

-Provocando una reazione autoimmune nell’organismo.

-Sviluppando una serie di anticorpi che aggrediscono e rallentano la motilità degli spermatozoi.

Le malattie a carattere autoimmune sono responsabili del 20% dei problemi d’infertilità e di aborti spontanei.

Sempre più donne, ma anche alcuni uomini negli ultimi anni, sviluppano, a volte anche da giovanissimi, una serie di malattie a carattere autoimmune come tiroiditi di Hashimoto, artrite reumatoide, lupus, morbo di Crohn e altre che spesso interferiscono in modo importante sulla fertilità.

Il sistema immunitario è una rete complessa, organizzata in modo ideale per assicurarci le migliori difese e proprio per questo va alimentato con costanza, riducendo al minimo i fattori infiammatori. Infatti è proprio con l’alimentazione giornaliera che si forniscono all’organismo tutti quei nutrienti che contribuiscono all’ottimizzazione delle nostre difese immunitarie.

Ma quali sono i due fattori che stimolano il sistema immunitario?

Depurare l’organismo

  1. Ridurre l’infiammazione corporea
  2. Depurare il corpo facendo ripartire la tua “macchina perfetta”, ti permetterà di azzerare molti dei tuoi sintomi (come dolore cronico, perdita di capelli, disordini ormonali, cisti ovariche e problemi
    di infertilità) avendo da subito energie fresche e vitali e una migliore lucidità mentale.

Dato che l’intestino è considerato il nostro primo cervello, esso deve essere sempre efficiente.
Un intestino tossico, intossica anche il sangue. La conseguenza è un fegato lento che è incapace di gestire il sovraccarico di acidità e che rilascerà le tossine negli altri distretti del corpo come reni,
cuore, cervello, pelle e apparato riproduttivo.
Mantenendolo in salute, avrai un “sistema interno” più bilanciato ed efficiente in grado di autoguarirsi e di risolvere molti problemi di infertilità. Il modo più semplice per depurare il corpo in
modo naturale, è di iniziare a utilizzare con costanza degli estratti di frutta e verdura per almeno 3 giorni consecutivi.

Approfondiamo adesso insieme come agisce l’infiammazione da cibo sulla fertilità.

Oltre che a depurare il corpo, disintossicando il fegato, dobbiamo ridurre l’infiammazione da cibo.
L’infiammazione corporea che si esprime solitamente attraverso 5 segnali differenti, è una sequenza dinamica di fenomeni che si manifesta con un’intensa reazione vascolare.
Perché molti di noi soffrono di una condizione infiammatoria spesso percepita ma magari che non si è ancora manifestata? Perché si è alterato l’equilibrio, cioè si è verificato uno sbilanciamento tra due
forze: un’antinfiammatoria e una pro infiammatoria.
Ambedue queste azioni sono sotto il controllo degli ormoni e da loro dipende lo stato di salute o di malattia del nostro organismo.

L’infiammazione silente è causata da:

Fattori primari, quali deficit nutrizionali, abitudini alimentari errate e dal consumo cibi industrialiricchi di elementi infiammatori, come zucchero, sale e conservanti di varia natura.
Fattori secondari comprendono invece: sovrappeso, obesità, stress, eccessiva produzione di radicali liberi, declino della produzione di testosterone ed estrogeni, omocisteinemia elevata.
Per misurare realmente il nostro livello d’infiammazione corporea e in particolare l’infiammazione silente, bisogna prendere in considerazione i seguenti parametri:

  • Proteina C reattiva
  • Interluchina 6
  • Omocisteina
  • Rapporto AA/EPA

Gli eicosanoidi sono quegli ormoni che ci permettono di modulare l’infiammazione e sono quindi la chiave del benessere. In termini semplici gli eicosanoidi “buoni” favoriscono il ringiovanimento
delle cellule mentre quelli “cattivi” ne promuovono la distruzione.
Per sopravvivere abbiamo bisogno di entrambi, perché se si altera l’equilibrio tra questi potenti ormoni e l’organismo incomincia a produrre troppi grassi cattivi, cominciamo ad allontanarci dal
benessere e ci si avvicina seriamente all’infertilità e al baratro delle malattie croniche.
Ecco perché la dieta di tutti i giorni è di fondamentale importanza.

Tutti gli eicosanoidi sono prodotti da grassi alimentari, in particolare dagli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 che sono quelli che il nostro organismo non è in grado di produrre autonomamente e devono essere introdotti con l’alimentazione. Gli eicosanoidi che favoriscono la rigenerazione cellulare, provengono dall’acido linoleico (DGLA)
mentre quelli che favoriscono la distruzione cellulare provengono dall’acido arachidonico (AA).
Essendo acidi grassi alimentari, è chiaro che la dieta è il fattore chiave per mantenerli in costante equilibrio nell’organismo.
Tanto meno grasso tossico circola nei nostri vasi sanguigni, tanto più diminuisce l’infiammazione silente e tanto più velocemente potrai pensare a un sano e naturale concepimento.
Tieni presente che i farmaci antinfiammatori provocano gravi effetti collaterali se assunti per lungo tempo perché mentre da un lato riducono la produzione degli eicosanoidi cattivi, dall’altro inibiscono la produzione di quelli buoni.
Una dieta antinfiammatoria invece è capace di limitare quelli cattivi (AA) e incrementare la produzione di quelli buoni (DGLA ed EPA) e ci fornisce la mappa alimentare necessaria per mantenerci sani e fertili, semplicemente assicurando l’equilibrio ottimale tra le due famiglie di
eicosanoidi. Esso è influenzato da ciò che mangiamo e soprattutto dai livelli d’insulina: se mangiamo troppi carboidrati a elevato indice glicemico (pane, pasta, riso non integrali), il livello d’insulina si innalza in modo molto rapido.
Se mangiamo pochi carboidrati, a salire saranno i livelli di cortisolo (ormone dello stress) e anche in questo caso il risultato finale sarà comunque un aumento dei livelli insulinemici nel tempo.
L’eccesso di carboidrati provocherà un eccesso nella secrezione d’insulina che ridurrà gli zuccheri in circolo (facendo soffrire il cervello e provocando sonnolenza). Parallelamente impedirà al sangue di rifornirsi di glicogeno dal fegato, svolgendo così una funzione di blocco.
Appena lo zucchero nel sangue cala, il cervello va fuori fase. Entro tre o quattro ore da un pasto ricco di glucidi, il cervello cerca disperatamente energia, benché l’equivalente di due o tre tavolette di cioccolato stia cercando disperatamente di uscire dal fegato.
Questa è una riserva che l’organismo non può utilizzare, poiché l’abbuffata di carboidrati ha fatto salire l’insulina e scendere il glucagone (ormone antagonista). Fintanto che il valore di quest’ultimo è basso, non è possibile attingere alle riserve epatiche. Il cervello ricerca disperatamente altri
carboidrati che risolvono il problema per poco tempo ma fanno scattare nuovamente il circolo vizioso dell’insulina appena descritto.
In altre parole eccoci prigionieri dell’inferno dei carboidrati che è l’origine di tutte le incontrollabili bramosie di cibi dolci, nonché del ciclo della fame costante e quindi dei processi infiammatori.
Questa incontrollabile ricerca di zuccheri non è l’unica nota negativa; infatti, le riserve epatiche e muscolari sono colme ma si continuano a ingurgitare carboidrati questi vanno a finire nei pannicoli adiposi, aumentando il grasso corporeo.
In parole povere, l’equilibrio tra AA e DGLA dipenderà dalla capacità di tenere sotto controllo il bilanciamento dei macronutrienti e quindi di lipidi, proteine e carboidrati. Se i livelli di AA aumentano, si aggrava il livello d’infiammazione silente e il processo d’invecchiamento cellulare e
d’infertilità prende il sopravvento. Se invece aumentano i livelli di DGLA, si rafforza il ringiovanimento cellulare e aumenta la probabilità di un sereno concepimento.
Negli ultimi cinquant’anni gli occidentali hanno fatto entrambe le cose e questo dato è altamente significativo, considerando anche il fatto che sempre più coppie e donne giovanissime fanno davvero fatica ad avere una gravidanza o a portare a termine un parto sereno.
Controllando come primo aspetto la resistenza insulinica, cioè l’incapacità da parte delle cellule del nostro organismo di rispondere in maniera adeguata allo stimolo insulinico, non permettendo al
glucosio di essere utilizzato correttamente dalle cellule.
Questa condizione, che causa tra l’altro anche un aumento della concentrazione degli zuccheri nel sangue (iperglicemia) e di conseguenza anche alti livelli d’insulina in circolo, può essere legata sia a
fattori genetici, sia alla conduzione di una vita sedentaria (con scarsa o nulla attività fisica), che può dare origine al sovrappeso e nei casi più gravi a obesità.
Anche le ipersensibilità alimentari, se non vengono gestite nel modo corretto, sono in grado di aumentare i livelli di infiammazione dell’organismo, agendo come potenti segnali che bloccano o
rallentano il concepimento.
Quando si sviluppa uno stato infiammatorio noto come “resistenza insulinca”, il segnale che l’insulina cerca di trasmettere non può raggiungere la cellula bersaglio, un po’ come se qualcuno
continuasse a suonare il campanello di una porta e nessuno venisse ad aprirgli.
Di conseguenza il glucosio non è più prelevato con efficienza dalla circolazione sanguigna mentre il pancreas cerca di ristabilire l’equilibrio immettendo in circolo altra insulina (iperinsulinemia), per
costringere in qualche modo il glucosio a entrare nella sua cellula di destinazione. Se l’aumento dell’insulina nel sangue, si combina con un eccesso di acidi grassi omega 6, la produzione di acido arachidonico (AA) spicca il volo e quindi aumenta progressivamente l’infiammazione silente.
La resistenza insulinica nelle cellule provoca infiammazione e il principale imputato è una citochina, chiamata “TNF alfa” (tumor necrosis factor), dotata di proprietà infiammatorie particolarmente pronunciate. La scoperta, avvenuta a metà degli anni Novanta, che il TNF alfa fosse associato all’insulino- resistenza, suscitò vivo interesse, fino a quando alcuni ricercatori scoprirono che i livelli ematici della citochina in questione, erano all’incirca uguali in soggetti diabetici e non diabetici.

Com’era possibile?


Per capirlo è necessario partire dalla causa principale di resistenza insulinica. Si dà spesso per scontato che la resistenza insulinica sia soprattutto un problema delle cellule muscolari ma in realtà
tutte le cellule sono dotate di recettori per l’insulina.
Ed è per questo motivo che l’insulino-resistenza può manifestarsi nelle cellule del fegato, del cervello e persino nelle cellule adipose. Anzi probabilmente la storia della resistenza all’insulina
prenda avvio proprio da queste ultime.
Se le cellule del tessuto adiposo sono sane, l’acido arachidonico in eccesso, resta imprigionato al loro interno e non può danneggiare altri organi del corpo. Soltanto quando le cellule si ammalano a causa della tossicità indotta dall’acido arachidonico (AA), questo incomincia a trasudare dal tessuto
adiposo, prima di diffondersi nel corpo, provocando anche un’accelerazione dello sviluppo delle malattie croniche, frequentemente associate a obesità, diabete e infertilità. Per fortuna che abbiamo
a disposizione a livello del nostro flusso sanguigno anche delle cellule che svolgono un ruolo chiave nella risposta infiammatoria: i globuli bianchi.
Quando però essi si trasformano in macrofagi, diventano delle vere e proprie “macchine da guerra”.


I primi segnali di questa trasformazione sono trasmessi da un gruppo di eicosanoidi infiammatori (leucotrieni) che sono derivati dall’acido arachidonico (AA) e che esercitano anche un effetto vasodilatatore per consentire ai nuovi arrivati (i macrofagi) di lasciare la circolazione sanguigna e di entrare nel sistema linfatico, in modo da poter raggiungere il sito bersaglio.
Gli stessi leucotrieni agiscono anche da faro per guidare i macrofagi verso il campo di battaglia.
Una volta pervenuti nell’area in cui divampa l’infiammazione, i macrofagi mettono in campo un formidabile arsenale bellico, tra cui radicali liberi e citochine infiammatorie (IL 6), allo scopo di distruggere tutti gli organismi invasori. Poi terminata la battaglia, si incaricano anche di sgomberare
il terreno da ogni residuo o scoria, in modo da evitare che vi permanga qualche segno d’infiammazione.
I macrofagi però interrompono il loro attacco solo se ricevono dei segnali dagli eicosanoidi antinfiammatori: i primi a lanciarli sono le lipossine e le resolvine. La fase di rigenerazione cellulare è alla base stessa del benessere; i problemi sorgono quando la fase di distruzione resta perennemente attivata (come nell’infiammazione silente), oppure quando quella di rigenerazione non funziona benissimo. In entrambi i casi, il soggetto invecchia anzitempo e sviluppa difficoltà riproduttive in età inferiore alla media.


Qual è la soluzione per raggiungere una condizione di benessere ottimale e mettere il corpo nelle migliori condizioni di essere pronto per una futura gravidanza?


La soluzione è rappresentata da un corretto stile di vita e da un’alimentazione di segnale che sia in grado di trasmettere dei messaggi specifici e funzionali all’organismo, per permettere di gestire al
meglio il bilancio degli zuccheri e avere un’attivazione ormonale funzionale.
L’obiettivo principale è capire come mantenere un livello glicemico ottimale per far si che l’insulina venga secreta correttamente ogni qual volta si innalzi il livello di glucosio ematico, agendo in due
direzioni: da un lato sul metabolismo delle proteine (costruendo muscolo e mettendo il corpo nelle condizioni migliori per concepire) e dall’altro su quello dei grassi (diminuendone l’accumulo).


Se vuoi avere informazioni più specifiche puoi scrivere direttamente una mail a:
info@gravidanzafacile.it dove potrai richiedere anche il Kit della fertilità che riceverai
DIRETTAMENTE a casa tua.
Al tuo sogno di diventare mamma.