Preoccuparsi della salute della mamma e del bambino è una priorità per qualsiasi donna che aspetta un figlio. Buone abitudini alimentari, stile di vita sano ed equilibrato, ma anche visite di controllo e test prenatali: ecco la ricetta perfetta. I ginecologi raccomandano una serie di controlli per monitorare l’andamento della gravidanza, tra i quali troviamo il test DNA fetale che rientra nei test di screening prenatale. Si tratta di test che consentono ai genitori di sapere preventivamente come sta il proprio bambino già a partire dalle prime settimane di gravidanza.
Ci sono diversi tipi di esami di screening, ma quali sono gli indispensabili e come sceglierli per avere risultati attendibili?
Per valutare a quale test sottoporsi bisogna considerare per prima cosa quanto precocemente si vuole sapere come sta il proprio bambino.
Uno tra i primi test che si può effettuare già dalla 10° settimana di gravidanza è il test che analizza il DNA fetale.
Esiste poi il Bi test (che si può svolgere tra la 11° e la 13° settimana) abbinato alla translucenza nucale e il Tri test, tra la 15° e la 17° settimana di gestazione.
C’è poi da considerare il tasso di affidabilità del test di screening, che viene misurato sulla percentuale di anomalie concretamente rilevate (ad esempio la Trisomia 21) e il tasso di falsi positivi, che non sono altro che i risultati del test che accertano la presenza di un’anomalia che invece non è presente.
Nel caso del Bi test combinato alla translucenza nucale il tasso di affidabilità nella rilevazione della Trisomia 21 va dall’80 al 90% con un valore di falsi positivi del 5%. Per il Tri test invece il tasso di affidabilità scende al 60% con una percentuale di falsi positivi che giunge all’8%.
Riferendoci al test prenatale del DNA fetale parliamo di un tasso di affidabilità altissimo, del 99% per rilevare le principali trisomie fetali con una percentuale di falsi positivi inferiore allo 0,3%.
Tutti questi test sono definiti esami di screening perché informano sulla probabilità per cui il bambino potrebbe nascere con un’anomalia cromosomica. Dopo questa prima fase, nel caso di esiti positivi o risultati non chiari, sarà necessario passare ad esami diagnostici di tipo invasivo.
Da ciò emerge l’importanza della scelta dei test di screening a cui sottoporsi, per ottenere risultati attendibili, senza dover ricorrere a test maggiormente invasivi.
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