Trasferirsi con un figlio all’estero: il parere di una mamma con la valigia

Fin da piccola credo che la valigia sia sempre stato il mio accessorio numero uno. Da quando sono mamma, un po’ per caso e un po’ per desiderio mi definisco una mamma con la valigia. 

In entrambi i casi è una grandissima sfida che porta però anche a delle grandi opportunità. 

Crescere un figlio all’estero ha sicuramente moltissimi aspetti positivi, ma allo stesso tempo è forse una delle cose più difficili che si possa decidere di fare. 

Importante è fare affidamento sul vostro compagno o marito. I primi tempi non esistono colleghi con cui pranzare, amiche con cui prendere l’aperitivo, genitori da cui andare a pranzo la domenica. Il vostro partner diventa il vostro migliore amico, la spalla su cui appoggiarsi e la persona con cui condividere tutto. 

Una volta che avete raggiunto la complicità necessaria, ci accorgerete che non avrete aiuti di nessun tipo. Si dice che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio.Potreste persino rimpiangere vostra suocera. 

Il sistema scolastico può essere diverso e uno degli aspetti a mio avviso fondamentali è decidere e valutare le scuole in cui si vogliono far studiare i propri figli per tempo. Anche il periodo che precede la scuola dell’obbligo può essere diverso. Ad esempio in Svizzera non esiste distinzione tra nido e asilo ed i costi tendono ad essere molto elevati. Occorre quindi organizzarsi per tempo in caso in cui entrambi i genitori lavorino. 

Le abitudini poi, tanto radicate quando inconsapevoli, possono essere molto diverse e causare figuracce e momenti di imbarazzo. Un esempio tipico sono alcune ricorrenze o festività diverse dalle nostre, come ad esempio la notte di Santa Claus. 

Ci sono però – soprattutto – delle buone notizie. La prima è che tutte queste difficoltà sono sicuramente superabili. La seconda buona notizia è che i lati positivi sono molto di più di quelli negativi.

Un bambino cresciuto all’estero avrà, secondo me, tantissimi vantaggi sui suoi coetanei. Il primo è il bilinguismo. Oltre all’italiano che avrà imparato a casa, conoscerà perfettamente anche una seconda lingua, quella del Paese in cui è vissuto. Avendola imparata nei primi anni di vita, poi, non solo avrà una competenza linguistica uguale a quella di un madrelingua, ma anche una pronuncia impeccabile. Poi è probabile che avrà amici di diverse provenienze. Uno straniero tende a crearsi gruppi di amici non solo tra i locali, ma anche – e spesso – tra le persone come lui. Italiani ma non solo. Frequentare persone diverse, che hanno culture, modi di pensare e di vivere differenti è senza dubbio una grande ricchezza.

Infine, per tutta la vita faranno parte del suo bagaglio intraprendenza, fiducia in se stessi, capacità di adattarsi e affrontare il cambiamento. Come i suoi genitori prima di lui è probabile giri il mondo e si trovi a casa ovunque vada. E che abbia una marcia in più rispetto a chi non ha vissuto questa esperienza.

Arianna Mariani

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