L’utero retroverso si riscontra in circa il 20-25% delle donne. Non rappresenta una malformazione
o una malattia, ma semplicemente una variante anatomica del posizionamento dell’utero, la cui
porzione maggiore (corpo e fondo) viene a trovarsi verso la colonna vertebrale, invece, che verso il pube.

L’utero rimane, comunque, un organo mobile; ancorato alla pelvi e agli organi adiacenti grazie ad
un complesso sistema muscolo fasciale che gli permette di cambiare posizione e lo accompagna
nelle modificazioni di dimensioni durante le varie fasi della vita di una donna.
L’utero retroverso non causa, a dispetto di molte credenze diffuse, particolari difficoltà nella fase
del concepimento e durante il corso della gravidanza. Anche l’espletamento del parto, non risente di questa variante fisiologica e può essere attuato mediante parto spontaneo o taglio cesareo a seconda delle indicazioni mediche e delle preferenze della partoriente.

Quindi non spaventatevi davanti ad una diagnosi di utero retroverso, soprattutto se siete in cerca di una gravidanza o alla prima ecografia durante la gestazione. Si tratta di un semplice annotazione morfologica che il ginecologo è tenuto a fare durante l’esame, ma che non inficia assolutamente la normale vita della donna.